L'analisi delle acque reflue è fondamentale per il monitoraggio e la riduzione dell'impatto ambientale generato da una vasta gamma di attività, assicurando la conformità alle normative vigenti e promuovendo pratiche di sostenibilità. Quest’operazione è essenziale per identificare e quantificare i contaminanti presenti nelle acque di scarico urbane, domestiche e industriali, consentendo l'adozione di strategie efficaci per il trattamento e la depurazione delle acque reflue prima del loro rilascio nell'ambiente o il loro riutilizzo. Un’efficiente gestione degli impianti di trattamento delle acque gioca un ruolo chiave in questo processo, assicurando che le tecniche di depurazione siano ottimizzate per rimuovere i contaminanti in modo efficiente e conforme alle norme.
La Direttiva Quadro sulle Acque (DQA) dell'Unione Europea, tramite la Direttiva 2000/60/CE, impone linee guida chiare per preservare le risorse idriche, puntando alla diminuzione dell'inquinamento e al mantenimento degli ecosistemi acquatici attraverso un'attenta analisi delle acque reflue. In Italia, queste direttive si traducono nel Decreto Legislativo 152/2006, noto come "Codice dell'Ambiente", che obbliga a trattare adeguatamente le acque reflue per proteggere sia l'ambiente che la salute pubblica, riducendo la presenza di sostanze nocive.
L'analisi delle acque reflue inizia con una fase cruciale: il prelievo di campioni dall'acqua da analizzare. Questo processo deve essere eseguito con attenzione per assicurare che i campioni siano rappresentativi dell'intero volume di acqua in esame. Una volta raccolti, i campioni vengono sottoposti a una serie di test specifici che si dividono in categorie chimiche, fisiche e biologiche, ognuna mirata a identificare aspetti diversi dell'inquinamento.
I parametri utilizzati nell'analisi delle acque reflue sono numerosi e variano a seconda delle normative specifiche applicabili e degli obiettivi di qualità dell'acqua desiderati. Tuttavia, alcuni dei parametri più comuni includono:
Il Decreto Legislativo 152/2006 (Codice dell'Ambiente) stabilisce anche la frequenza dei controlli sulle acque reflue in base al tipo e alla dimensione dell'impianto di trattamento, nonché alla natura dello scarico. La normativa prevede controlli periodici che possono variare da mensili a trimestrali o annuali, a seconda delle caratteristiche specifiche dell'impianto e del potenziale impatto ambientale dello scarico. È responsabilità degli operatori degli impianti assicurarsi che questi controlli siano effettuati regolarmente per garantire la conformità agli standard di qualità dell'acqua imposti.
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